un rapporto di posteriorità rispetto all’atto comunicativo; esempi:
a gnirò
“verrò”,
dmàn a pjovrà
“domani pioverà”. Come si è accennato sopra parlando delmodo in-
dicativo, il futuropuòesprimereancheun rapportodi contemporaneità rispettoall’atto
comunicativo,ma inquesto caso segnala insieme chequantodetto con la frase èuna
valutazione soggettiva del parlante; per es.,
cla^sùca^chì labzarà^dù^chiìlo
“questa
zucca peserà due chili”.
Nell’ambito delle frasi secondarie viene usato quando il verbo della frase prin-
cipale è codificato permezzo di una forma di presente: esprime un rapporto di po-
steriorità rispetto ad esso; cf., per es.
i diìzon ch’at andrè^vìa
“si dice che te ne
andrai”.
Il futuroanterioreesprime inprimo luogoun rapportodi anteriorità rispettoadun in-
tervalloposterioreall’attocomunicativo;esempio:
dmànast’oóra
^
chìasarò^béle^rivè^a
cà
“domani aquest’ora sarògiàarrivatoacasa”. Puòesprimereun semplice rapportodi
anteriorità rispetto all’atto comunicativo se il parlante vuole segnalare che quantodetto
con la fraseèunasuavalutazionesoggettiva; esempio:
aln’è^miìg’^acà,al sarà^’ndè^a
scoóla
“nonèacasa, saràandatoa scuola”.
E’usatonell’ambitodelle sole frasi secondariecheprecisano lacollocazione tem-
porale di una frase reggente con forma verbale di futuro: esprime un rapporto di an-
teriorità rispettoadessa; cf., per es.,
cuànd^at sarè^rivè, apartirèma
323
“quando sarai
arrivato, partiremo”. Se invece le frasi secondarie fungonoda complementooggetto
di frasi il cui verbo è codificato per mezzo di una forma di futuro di lessemi quali
dììr
“dire” o
penseèr
“ritenere”, il rapporto di anteriorità viene espresso per mezzo
del passato; cf., per es.,
adiròch’at sì^’ndè^vìa
“diròche tene sei andato”,
i pensaràn
ch’l’é^mòrt
“riterranno che siamorto”.
Con il congiuntivo si possonousare quattrodei sei tempi: presente, passato,
imperfetto, trapassato.
Duedi essi (presentee imperfetto) vengonocodificati permezzodi formeverbali
semplici, affini aquelledi presentee imperfettodel congiuntivo italiano.Con lealtre
due (passatoe trapassato) si usano invece formeperifrastiche, che sonoaffini aquelle
di passatoe trapassatoprossimodel congiuntivo italiano, componendosi dell’ausiliare
ésor
“essere” o
aveér
“avere” e di una forma di participio passato.
Il presente in fraseprincipaleè limitatoalle formedi terzapersonacombinatecon
ilmodificatore
che,
usate con una funzione semantica analoga a quella dell’impera-
tivo: esprimeun rapportodi posteriorità rispettoattocomunicativo; cf., per es.,
ch’al
vaàga^a cà!
“vada a casa!”.
323
Tuttavia si può dire anche
cuànd^at riìv, a partirèma
97