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“andasse via domani!”,
t’avìsn’i^faàt^a mént!
“ti avessero dato retta!”,
avìs’ja^podù^’ndeèr^a scoóla!
“avessi potuto andare a scuola!”.
Pure il
modo condizionale
non è molto frequente nelle frasi principali. Esso è
usato in primo luogo nell’ambito dell’apodosi dei periodi ipotetici controfattuali
(dell’irrealtà, secondo una terminologia più tradizionale) o relativi a fatti futuri che
vengonopresentati come improbabili ocomunquepocoprobabili; esempi:
se lapànsa
la fùs^na vedréⁿna, tùt i podrìson^vèdor còl^ch’aj èma^magnè
“se la pancia fosse
unavetrina, tutti potrebberovederequellocheabbiamomangiato”,
s’a fùs^andè^vìa,
a’n sarìs^miìga chì
“se fossi partito non sarei qui”,
s’at vensìs^un teèrn’^al loòt, at
podrìs^ofriìro’m^na séⁿna
“se tuvincessi un ternoal lotto, potresti offrirmi unacena”.
Il condizionale viene usato anche nelle costruzioni
aveéro’gh da
“avere da (do-
vere)”+ infinito,
vreér
“volere”+
che
e congiuntivo sopra esaminate, che sono stra-
tegiealternativeall’imperativo: inquesti casi essoha la funzionepragmaticadi “tono
di cortesia”; esempi:
at gh’arìs^da feèr^i cómpit
“dovresti fare i compiti”,
a’gh’arì-
sov^da partiìr^subìta
“dovreste partire subito”,
a vrìs ch’at fìs^i cómpit
“vorrei che
tu facessi i compiti”,
a vrìs ch’a partìsov^subìta
“vorrei che partiste subito”.
Osservazioni conclusive
Dallabreve trattazioneoraproposta risulta chiaro che le affinitàdel dialettopar-
migiano con l’italiano non si limitano al solo fatto che i due sistemi modali sono
identici: nelle frasi principali i diversimodi del dialetto parmigiano hanno funzioni
che essenzialmente coincidono con quelle dell’italiano. Forti affinità si riscontrano
anchenelle frasi secondarie, che si prenderanno in esame trattandodel sistema tem-
porale.
§ 2c. I tempi del verbo
Il sistema temporaledel dialettoparmigiano comprende sei tempi: presente,
passato, imperfetto, trapassato, futuro, futuro anteriore.
In essomancano due
degli otto tempi dell’italiano: il passato remoto, usato ancora allametà del XIX se-
colo
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, e il trapassato remoto, che presuppone l’esistenza di questo.
322
Nei testi di Parma (odintorni) pubblicati alle pp. 240 e 428-433del
Saggio sui dialetti
gallo-italici
di B. Biondelli (Milano, 1853) vengono usate alcune decine di forme di passato
remoto, che, tranne
comprì
“comprai” e
mìsen
“misero”, sono di 3a persona singolare. Esse
hanno più spesso la desinenza –
ì
, come, per es., in
andì
“andò”,
bazì
“baciò”,
butì
“buttò”,
ciamì
“chiamò”,
dmandì
“domandò”,
sintì
“sentì”,
acadì
“accadde”,
rispondì
(/
rispòz
) “ri-
spose”; tra le altre si possono ricordare
“fu”,
(/
) “fece”,
(/
dzìs
) “disse”,
mìs
“mise”,
mòs
“mosse”,
vèns
“venne”.
Questi dati si inquadrano perfettamente nei paradigmi flessivi del passato remoto che lo
stessoBiondelli (op. cit., pp. 215 e 218) ascrive al dialetto parmigiano:
94
1...,97,98,99,100,101,102,103,104,105,106 108,109,110,111,112,113,114,115,116,117,...329
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