5. I segni della categoriadel verbo
Appartengono ad essa numerosi lessemi, chiamati comunemente verbi, che in-
sieme ai nomi sono i segni più importanti per la comunicazione linguistica inquanto
permettono di parlare delle “cose” introdotte nel discorso.
§ 1. La semantica lessicale
Hanno una semantica lessicale che si basa su una concettualizzazione delle “vi-
cende” nelle quali le entità denotate con i nomi sono coinvolte - “vicende” classifi-
cabili in alcuni tipi, che non sono imedesimi per tutti i linguisti. Conformemente ad
una delle teorie più note
311
, si possono distinguere stati, processi, eventi e attività e
suddividere questi in semplici e causati:
stato semplice (per es.,
essere spaventato
), stato causato (per es.,
spaventare
);
processo semplice (per es.,
morire
), processo causato (per es.,
far morire / ucci-
dere
);
evento semplice (per es.,
piovere
), evento causato (per es.,
far piovere
);
attività semplice (per es.,
correre
) attività causata (per es.,
far correre
).
Quando le “vicende” causate sono dovute all’agire intenzionale degli individui
(essereumani o animali), inquestagrammatica si preferiscedenotarle con il termine
(più generico) di “azione”; con i termini di “stato”, “processo”, “evento”, “attività”
si denoteranno invece i quattro diversi tipi delle vicende semplici.
Ledistinzioni semanticheoraabbozzatemotivano lediverse“valenze”dei singoli
lessemi, che consistono nei diversi rapporti semantici con i loro possibili comple-
menti.Tali rapporti semantici, che inquestagrammatica si denomineranno“ruoli se-
mantici” scegliendo uno dei termini alternativi oggi in uso
312
, variano nel numero a
secondadelledifferenti teorie.Alcuni di essi sono ampiamente condivisi:AGENTE,
TEMA, PAZIENTE, BENEFICIARIO/ RICEVENTE, PERCETTORE, STRU-
MENTO,META, ORIGINE, LOCATIVO; quanto poi al secondo di essi, si può po-
stulare la sottocategorizzazione TEMAAGENTIVO per rappresentare il ruolo
semantico principale di verbi denotanti attività o azioni che hanno la propria sede
nell’individuocheagisce
313
(cf., per es.,
magneèr
“mangiare”,
bévor
“bere”,
osarveèr
“osservare”,
scolteèr
“ascoltare”). A questi se ne possono aggiungere almeno tre:
311
Cf.VanValin&LaPolla, op. cit., pp. 92-97.
312
Cf. Dalrymple, op. cit., p. 197.Tali relazioni, sonochiamateanche“casi della struttura
profonda” (cf. Ch. Fillmore,
The case for case
, in E. Bach. &R. Harms,
Universals in lin-
guistic theory
,NewYork, 1968, p. 21), “ruoli degli argomenti” (cf. J.Bresnan,
Lexical-Func-
tional Syntax,
Oxford, 2001, p. 307), “ruoli dei partecipanti” (cf. VanValin& LaPolla, op.
cit., p. 85) o “ruoli theta” (cf. L.Haegemann,
Introduction toGovernment&BindingTheory,
Oxford, 1994 (2a ed.), p. 49).
313
Sono azioni non prototipiche che si avvicinano alle attività.
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