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inquestionevengonopronunciate; esempi:
a són^stùf
“sono stanco”,
a són^zamò^stùf
“sono già stanco”;
Peédor al còra
“Pietro corre”,
Peédor l’é^’drè^còror
“Pietro sta
correndo”;
a pjoóva
“piove”,
a pjoóva^’ncòra
“piove ancora”. Quando invece le vi-
cende si collocano inun intervalloposteriore, esplicitatoconmodificatori verbali come
frapoòc
“trabreve”,
stà^siìra
“questa sera”,
dmàn
“domani”, non si hannoasserzioni:
il parlanteesprime intenzioni opromesse (speciecon formeverbali di primapersona),
richieste (specie con forme verbali di seconda persona), previsioni (specie con forme
verbali di terza persona); esempi:
fra poòc a vaàg
“fra poco parto”,
tì at vè^aRòma
“tuvai aRoma”,
stà^siìraapjoóva
“questa sera piove”.
Se si scelgono poi forme verbali di indicativo futuro, l’eventualità che si tratti di
asserzioni èdel tuttoesclusa, aprescinderedall’usodi eventualimodificatori verbali
di tempo; esempi:
a^sarò^pù^breèv
“saròmigliore” (promessa),
at me darè^namàn
“mi darai unamano” (richiesta),
a pjovrà
“pioverà” (previsione). Con tali forme si
può inoltre presentare con unmargine di approssimazione stati e fatti che si situano
in intervalli contemporanei o anteriori rispetto al momento della comunicazione;
esempi:
cla^sùca^chì la bzarà^dù^chiìlo
“questa zucca peserà due chili”,
Zvaàn al
sarà^’ndè^vìa
“Giovanni se ne sarà andato”.
Quandouna frase con forma verbale di indicativo è interrogativa, comprendendo
un segno interrogativo o un pronome personale clitico in funzione di soggetto po-
sposto al verbo, si può esprimere innanzitutto una domanda, cioè una semplice ri-
chiesta di informazione; esempi:
chì^a pénsa^’d partiìr?
“chi pensa di partire?”,
chì^è’t^vìst?
“chi hai visto?”,
con chì^riìvo’l?
“con chi arriva?”,
indò^s’én’i^vìst?
“dove si sono visti?”,
cuànd^comìnćn’i?
“quando iniziano?”,
àn’i^faàt^i cómpit?
“hanno fatto i compiti?” La prima di queste frasi potrebbe essere anche un’interro-
gativa retorica, con laquale il parlanteattende la risposta“nessuno”piuttostoche in-
formazioni sull’identità dell’individuo denotato da
chì
; una tale interpretazione è
ancora più evidente in una interrogativa negativa del tipo
chì al gioóron^d’incò a’n
gh’à^miìga^namàchina?
“chi oggi nonhaun’automobile?”, dove il parlanteattende
la risposta “nessuno”.
Le interrogative possono avere anche altre funzioni
318
. Con frasi del tipo
sì’v^miìga^partì?
“non sietepartiti?” si sollecitaunagiustificazionepiuttostocheuna
risposta, con altre ancora (come, per es.,
a·m promèto’t^ed partiìr?
“mi prometti di
partire?”) - chehannouna funzionecommissiva
319
- simiraadottenereunapromessa
da parte del destinatario. Vi sono poi frasi che esprimono piuttosto un invito ad ac-
cogliere una proposta; esempi:
voó’t^gniìr^al ciìno conmì?
“vuoi venire al cinema
conme?”,
veéno’t^miìg’^a cà?
“non vieni a casa?”, Quando infine la frase interro-
gativa inizia con la congiunzione
mo
“ma”, si tratta piuttostodi rimbrotti, come, per
es., in
mo cò^è’t^faàt?
“ma che cosa hai fatto?”.
318
Al problema è dedicata lamonografia diG.Gobber,
Pragmaticadelle frasi interroga-
tive
,Milano, 1999.
319
Cf. Gobber, op. cit., p. 87.
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1...,95,96,97,98,99,100,101,102,103,104 106,107,108,109,110,111,112,113,114,115,...329
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