farò^ungràn^cazén
“mipagherannoo iosolleveròunputiferio”,
lù’l^lavoóra^bén,mo’l
padrón al n’é^meèj^contént
“lui lavora bene, ma il padrone non è mai contento”,
lù’l^scarseèva,mo i’n l’àn^miìga^capiìda
“lui scherzava,manon l’hannocapita”.
§ 1b. Le altre congiunzioni
Il lessema
ànsi
597
“anzi” presenta talune affinità semantiche con
mo:
ha una fun-
zione correttiva, visto cheunodei due segni da esso collegati - chevienepostodopo
la congiunzione stessa - rettifica ciò che viene espresso dall’altro; esempi:
a’n
són^miìga^dispjasù, ànsi, a són^contént
“non sonodispiaciuto, anzi sonocontento”,
a’t daàg^n’ajuùt, ànsi, di sòld
“ti do un aiuto, anzi dei soldi”. Come si può vedere,
ànsi
è sia preceduto sia seguito da una pausa.
I lessemi
acsì
598
“così”,
dónca
599
“dunque”,
infaàti
600
“infatti”, che connettono
soltantoverbi (detto altrimenti, frasi), sono congiunzioni coordinativemenoprototi-
piche di quelle ora esaminate
601
, inquanto soltanto il verbo collocatodopodi essi ha
un effettivo rapporto di dipendenza sintattica dalla congiunzione.
Con
acsì
(come pure con
dónca
, che ha una semantica strettamente affine) si se-
gnala che il fatto presentato con la frase collocata dopo di esso è la conseguenza di
unaltroespresso immediatamenteprima; esempio:
a feèva^frèd, acsì a’m són^mìs^al
tabaàr
“faceva freddo, così mi sonomesso il tabarro”. Questo segno come anche
dónca
possono essere usati in funzione non prototipica per riprendere un discorso
iniziato in precedenza, per es.:
acsì
(/
dónca
),
j’én^partì
“dunque, sono partiti”.
Il lessema
infaàti
viene usatoper spiegare omotivare una vicenda presentata im-
mediatamenteprima; esempio:
l’à^pensè^’dpartiìr
;
infaàti, l’é^stùf ed steèr^chì
“ha
pensato di partire; infatti è stanco di stare qui”.
§ 2. Le congiunzioni subordinative
Pure i lessemi appartenenti a questa sottoclasse non sonomolto numerosi. Essi
vannodistinti in semplici (
che
602
“che”,
se
603
“se”,
cuànd
604
“quando”,
cmé
605
“come,
appena che”) e composti (
finchè
“finché”,
parchè
“poiché, affinché”).
597
Deriva da lat. volg. *
antius
“ora”, rifacimento di
ante
(cf. Rohlfs, op. cit., vol. 3°, p.
170).
598
Deriva da lat. volg.
eccusic
(cf. Rohlfs, op. cit., vol. 3°, p. 283) tramite una forma in-
termedia *
così
, diventata *
csì
per sincope della vocale atona: la vocale
a
iniziale è stata ag-
giunta successivamente per ragioni di eufonia.
599
Deriva da lat. volg. *
dum-quam
(cf. Rohlfs, op. cit., vol. 3°, p. 285).
600
Potrebbe essere un italianismo.
601
Essi potrebbero essere considerate, al limite, avverbi connettivi (cf., per es., H.Wein-
rich,
Textgrammatik der deutschen Sprache,
Hildesheim, 2005, p. 603).
602
Deriva da lat.
quid
(cf. Rohlfs, op. cit., vol. 3°, p. 188).
603
Deriva probabilmente da una variante *
sĭ
di lat.
sī
(cf. Rohlfs, op. cit., vol. 3°, p. 183).
604
Deriva da lat.
quando.
605
Deriva da lat. volg.
quomo-et
(cf. Rohlfs, op. cit., vol. 3°, p. 280); l’esito del dialetto
parmigiano si spiega postulando che l’accento fosse sull’elemento finale.
174