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A questi vanno aggiunti alcuni connettori subordinativi complessi la cui testa è
un avverbio o, più di rado, un nome non prototipico introdotto da una preposizione.
Quasi tutti hanno come “segnodi legamento” la congiunzione
che
:
intànt che
“men-
tre”,
prìma che
“prima che”,
dòpa che
“dopo che”,
apéⁿna che
“appena che”,
sól che
“se soltanto, purché”,
cuèzi che
“come se” (in luogo del quale si può usare
cmé se
),
sénsache
“senzache”,
dalmomént che
“poiché”,
inmanérache
“affinché”; qui rien-
tra anche la costruzione
acsì
/
tànt… che
“così /tanto… che”, laqualehapeculiarità
proprie che saranno definite più sotto. Le combinazioni
ànca se
“anche se, benché”
e
cmé se
“come se” hanno invece come segno di legamento la congiunzione
se.
Il sistemadei segni subordinativi presenta alcunedifferenze rispetto aquellodel-
l’italiano.Vannonotate inprimo luogo lecorrispondenze
dalmomént che
= it.
poiché,
intànt che
= it.
mentre, sól che
= it.
se soltanto, cuèzi che
= it.
come se
.Aciò si ag-
giungache
parchè
,
sól che, ànca se
hannounusopiùampiodei corrispondenti italiani
perché, se soltanto, anche se,
visto che si ha pure
parchè
(in alternativa alla combi-
nazione
inmaneéra che
) = it.
affinché
,
sól che
= it.
purché,
ànca se
= it.
benché.
§ 2a. Le singole congiunzioni
Che
introduce frasi con la funzionedi complementooggettodirettochedipendono
da verbi denotanti (a) disposizioni (/azioni) mentali, (b) sensazioni/ percezioni, (c)
atti comunicativi di tipo assertivo; il gruppo (a) ammette l’uso di
che
soltanto se i
verbi della frase reggenteedi quelladipendentehannoun soggettononcoreferenziale
(ovvero che non faccia riferimento ad unmedesimo individuo/ oggetto)
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, mentre
gli altri due non impongono vincoli così stretti. Esempi:
a péns ch’ j àn^faàt^bén
“penso che abbiano fatto bene” (ma
a péns d’aveér^faàt^bén
“penso di aver fatto
bene”),
j àn^vìst ch’a sèma^baàgn^moój
“hanno visto che siamo bagnati fradici”,
j
àn^vìst ch’ j én^baàgn^moój
“hanno visto che sono bagnati fradici”,
a’t dìg che
mè^meèdra l’é^partiìda
“ti dicochemiamadreèpartita”,
a’t dìgch’a són^straàc
“ti
dico che sono stanco”.
Introducepure frasi con la funzionedi soggettochedipendonodaverbi dei gruppi
(a) e (b); con i verbi del primogruppo lacostruzioneèammessaanchequando il sog-
gettodella frasedipendenteècoreferenzialecon l’obliquo (avente il ruolo semantico
di PERCETTORE) della frase reggente. Esempi:
a’m sà ch’a sèma^rivè
“mi sembra
che siamo arrivati” (ma
a’m sàd’ésor^rivè
“mi sembra di essere arrivato”),
a’s vèda
ch’a són^straàc
“si vede che sono stanco”,
a’s vèda ch’j én^straàc
“si vede che sono
stanchi”,
a’m sà ch’al sìa^rivè
“mi sembra che lui sia arrivato”.
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Questo vincolo è una condizione necessaria, ma non sufficiente, visto che si preferi-
scono costruzioni con l’infinito quando intercorra tra le vicende dei due verbi un rapporto
temporale di contemporaneità/ simultaneità. Poiché del fenomeno si scrive alle pp. 227-228,
trattando dell’uso del soggetto nelle frasi secondarie infinitive, è qui sufficiente limitarsi a
fornireunpaiodi esempi:
a t’ò^vìst^partiìr
“ti hovistopartire”,
i’l sénton^riveèr
“lo sentono
arrivare”.
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