Il verbo
desidereèr
“desiderare” (intercambiabile con le forme di condizionale di
vreér
“volere”) denota un’aspirazione a ciò che non si ha o non è ancora stato fatto;
l’affine
vreér
“volere” se ne differenzia per il fatto che denota un’intenzione, cioè
un’aspirazioneche si ritiene realizzabile,mentrecon
spereèr
“sperare” si lega la rea-
lizzazione del desiderio a circostanze non prevedibili. I verbi
desidereèr
e
vreér
con
i significati oraattribuiti implicanounapprezzamentodi ciòcui si aspira, ovverouna
semantica analoga a quella espressa permezzodi
gradiìr
“gradire”, che puòdunque
essare considerato un loro iperonimo; si spiega così perché frasi quali
a vrìs^un bi-
ceér^’d vén
“vorrei un bicchiere di vino” e
a gradirìs^un biceér^’d vén
“gradirei un
bicchiere di vino” siano intercambiabili.A
gradiìr
si ricollegano sia il verbo stativo
preferiìr
“preferire” (che prevede per il soggetto il ruolo semantico di PERCET-
TORE) siaquellonon stativo
sarniìr
“scegliere” (cheprevedeper il soggetto il ruolo
semantico di TEMAAGENTIVO): con il primo si esprime che un oggetto/ gruppo
di oggetti riscuoteunmaggior gradimento rispetto ad altri,mentre il secondodenota
piuttosto la realizzazione di una preferenza.
Vannomenzionati aquestopunto i verbi
sarcheèr
“cercare” e
cateèr
“trovare”
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,
incentrati entrambi sull’atteggiamento intenzionale-volitivo del soggetto (cui va at-
tribuito il ruolo semantico di TEMAAGENTIVO): il primo segnala attività svolte
con il fine di incontrare/vedere determinati individui/oggetti, mentre il secondo la
realizzazione di tale fine. Il verbo
sarcheèr
significa inoltre “tentare” (in alternativa
a
tenteèr
“tentare”
775
), segnalando attività svolte con il finedi realizzaredeterminate
azioni espressedall’infinito cheda essodipende; con
rjusiìr
“riuscire” invece si evi-
denzia che tale fine viene realizzato con successo. E’un successo diverso rispetto a
quello peculiare di
indvineèr
“indovinare”, che consiste nel rispondere inmaniera
esattaadunadomandaonel realizzareopzioni che si rivelanoproficue; questoverbo
non regge forme di infinito,ma viene usato in costruzioni del tipo
l’à^indvinè^la ri-
spoòsta
“ha indovinato la risposa”/
l’à^indvinè
“ha indovinato”
, al l’à^indvineèda
“l’ha indovinata” [= ha fatto una scelta felice].
Con
saveér
“sapere” e
conòsor
“conoscere” si segnala che il soggetto dispone di
informazioni chehannoun riscontronella realtà: con il primo si usano come comple-
mentooggettocostruzioni introdotteda
che
(converbo finito) oda
di
(con formaver-
bale di infinito) denotanti vicende oppure nomi denotanti reificazioni, mentre con il
secondonomi denotanti individui o, eventualmente, reificazioni; sono intercambiabili
quando il complementooggetto è unnome denotante una reificazione, come, per es.,
vritè
“verità”. Diversamente dall’italiano, il primo dei due tende a non essere usato
perdenotarecapacitàoabilità, venendoadessopreferito ilgruppo idiomatico
ésor^bón
ed
“essere capace di”; così, per esempio, si dirà
ésor^bón^’dnodeèr
“saper nuotare”.
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Quandoèusatocon l’avverbio
sù,
questoverbo significa“raccogliere,mettere insieme”
(cf., per es.,
cateèr^sù^i frò
“raccogliere le fragole”,
cateèr^sù^i sòld
“raccogliere i soldi”).
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Questoverbo è un sinonimoparziale di
sarcheèr
, visto che significa anche “indurre in
tentazione”.
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