TEMA, mentre quello di
aveér
a BENEFICIARIO, che va attribuito pure al verbo
stativo
podeér
“potere, essere in grado”. Tra gli altri si possono ricordare
vìvor
“vi-
vere”,
scampeèr
“campare”,
rizalteèr
“risaltare, spiccare”,
péndor
“pendere”,
somil-
jeèr
“assomigliare”.Quest’ultimoèunverbo reciproco il cui obliquo, introdottodalla
preposizione
a
, ha il ruolo semanticodiTEMA, identicoaquellodel soggetto; si pos-
sono scegliere forme di riflessivo attivando una costruzione alternativa nella quale
l’obliquomancae i duedistinti temi funzionanoentrambi come soggetto (cf., per es.,
Zvaàn e sò^peèdor i’s somìljon
“Giovanni e suo padre sono simili).
I lessemi verbali stativi sonopoconumerosi perché il dialettoparmigiano (inmodo
analogoall’italiano)esprimepiùspessogli stati concodificazionidi altro tipo.Quando
si usa lacostruzione formatada
ésor
eparticipiopassato, si presentapiù spesso lo stato
come conseguenza di un processo/ azione precedente; cf., per es.,
Càrlo l’é^zdrajè
“Carlo è sdraiato”,
i bilén j én^ròt
“i giocattoli sono rotti”. Quando si usano invece le
costruzioni formateda
ésor
e aggettivoqualificativo (o, eventualmente, nome), si evi-
denzia il solostato,prescidendodalprocesso/ azioneprecedentedi cui è laconseguenza;
cf., per es.,
Càrlo l’é^viìv
“Carlo èvivo”,
la càmbra l’é^lèrga
“la stanza è larga”.
I processi (non causati) consistono inunpassaggiodauno stato adun altro epos-
sonoaverecomeprotagonisti siagli individui, siagli oggetti.Tra i verbi (intransitivi)
che li denotanooccupa unpostoparticolare
dvinteèr
“diventare”.A titolo esemplifi-
cativo si possono ricordare inoltre
zmortiìr
“impallidire”,
imbiziìr
“diventarebigio”,
zbjaviìr
“sbiadire”,
aransiìr
“diventare rancido”,
mufiìr
“ammuffire”,
ruzniìr
“arrug-
ginire”,
maduriìr
“maturare”,
scheèr
“seccare”,
sfjoriìr
“sfiorire”,
nàsor
“nascere”≈
moriìr
“morire”
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/
carpeèr
“crepare, morire”,
spariìr
“sparire”/
zvaniìr
“svanire”,
crèsor
“crescere” ≈
caleèr
“diminuire”,
guariìr
“guarire” ≈
maleèros
“ammalarsi”,
crodeèr
“staccarsi, cadere”,
drocheèr
“crollare”.Restanoaparteverbi quali
infurjeè-
ros
“infuriarsi”,
inchjeteèros
“impazientirsi”,
rabiìros
“arrabbiarsi”,
inoridiìr
“inor-
ridire”, che si rapportanoaprocessi concernenti l’ambitopsichicodegli esseri umani,
oltre che eventualmente degli animali.
Vanotatochenondi rado si esprimono i processi permezzodellacostruzione for-
matada
dvinteèr
e aggettivoqualificativo; cf., per es.,
al seél
(/
ceél
)
al dvénta^scuùr
“il cielo diventa buio”.
Restano a parte
cominceèr
(
/tacheèr
) “iniziare”,
continueèr
“continuare” e
fniìr
“finire”, che sonousati per segnalare lediverse fasi dellevicende: il primoe l’ultimo
presentano taluni punti di contatto con i processi, mentre il secondo con gli eventi.
Conquesti verbi sonopossibili due costruzioni diverse, a seconda che sianousati in-
transitivamenteo transitivamente: quando sono intransitivi, lavicendavieneespressa
permezzodi unnomed’azione con la funzione sintatticadi soggetto, quando invece
sono transitivi, la vicenda viene espressa per mezzo di un segno o sintagma con la
funzione di complemento oggetto, che può essere un nome d’azione o una frase in-
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Un suo iponimo è
fogheèr
“affogare” [=morire per affogamento].
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