I principi che regolano lacollocazionedeimodificatori non interrogativi sonopiù
complessi e variano a seconda del fatto che questi siano avverbi o gruppi nominali.
Si distingueranno dunque due diverse classi.
1. Imodificatori sono avverbi non interrogativi
Soltantogli avverbi cheesprimono l’atteggiamentodel parlante, i deittici di luogo
chì
,
lì
,
là
(eventualmente specificati per mezzo di altri avverbi) e gli specificatori
temporali
prìma
“prima”,
doòp
(/
dòpa
) “dopo”,
intànt
“intanto”,
ormeèj
“ormai”pos-
sono figurareall’iniziodella frase; ladifferenza rispettoagli avverbi interrogativi ap-
penamenzionati sta nel fatto che essi possono anche venire collocati alla fine della
frase e, se ospitano la prominenza tonica, esprimerne il rema. Esempi:
purtroòp al
ne poól^miìga^gniìr
“purtroppo, nonpuòvenire”≈
al ne poól^miìga^gniìr, purtroòp
“nonpuòvenire, purtroppo”,
chì^zò tùt j én^’drè^leézor^di lìbor
“quaggiù tutti stanno
leggendo dei libri” ≈
tùt j én^’drè^leézor^di lìbor chì^zò
“tutti stanno leggendo dei
libri, quaggiù”,
jeéra són^andè^aPèrma
“ieri sonoandatoaParma”≈
a són^andè^a
Pèrma jeér
“sono andato aParma ieri”,
doòpaagnirò
“dopoverrò”
≈agniròdoòpa
“verrò, dopo”,
ormeèj l’é^siìra
“ormai è sera” ≈
l’é^siìra, ormeèj
“è sera, ormai”.
I restanti avverbi seguono immediatamente il verbo; alcuni di essi (
sémpor,meèj,
pràn, apeⁿna
701
, béle
)non sonocollocati dopo l’intera formaperifrastica,mavengono
inseriti tra l’ausiliare e il participio. Esempi:
al và^vìa
“vavia”,
i còron^déntor
“cor-
ronodentro”,
al zbraàja^sémpor
702
“urla sempre”,
al dòrma^’ncòra
“dormeancora”,
andèma^insèma
“andiamo insieme”,
at lavoór^bombén
(/
pràn
) “lavori molto”,
al
và^fòrt
“vavelocemente”,
i scrìvon^bén
“scrivonobene”,
al riìva^zamò
“arrivagià”,
i partìson^subìta
“partono subito”,
j én^partì^subìta
“sonopartiti subito”,
l’é^’ndè^vìa
“èandatovia”,
l’à^portè^foòr’^al càn
“haportato fuori il cane”,
l’à^lavorè^meèl
“ha
lavoratomale”,
al s’é^sistemè^bén
“si è sistemato bene”,
at è^lavorè^bombén
“hai
lavoratomolto”,
l’à^parlè^troòp
“ha parlato troppo”,
l’à^córs^fòrt
“ha corso forte”,
i l’àn^vìst^apéⁿna
“l’hanno visto a fatica”,
j én^partì^vlonteéra
“sono partiti volen-
tieri”,
l’à^sémpor^jutè^chj eètor
“ha sempreaiutatogli altri”,
an’ò^meèj^lavorè
“non
homai lavorato”,
l’à^pràn^zbrajè
“ha gridatomolto”,
a sèma^apéⁿna
(/
béle
)^
gnù^a
cà
“siamo appena (/già) arrivati a casa”.
Quandounverbo è seguitodaun segno con la funzionedi complementooggetto,
un avverbio posto dopo il verbo (forma semplice o intera forma perifrastica) viene
collocato secondo i principi seguenti: nelle frasi imperative l’avverbio segue il com-
plementooggetto sequestoèunpronomepersonaleatono, altrimenti loprecede; nelle
frasi non imperativedi qualsiasi tipo l’avverbioprecedepiù spesso il nome (/gruppo
nominale) o pronome tonico con la funzione di complemento oggetto, purché non
rientri tra gli avverbi che vengonousati inposizione iniziale e finale di frase (come,
701
Il principio non vale quando
apeⁿna
non è un avverbio di tempo, ma significa “a fa-
tica”.
702
Tuttavia è ammessa anche la variante
sémpr’^al zbraàja
“urla sempre”.
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