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§ 7 a2. Laduplice codificazionedel complemento oggetto indiretto
La formaclitica
ghe/gh
del complementooggetto indirettoèun segnopoco infor-
mativo, indistinto sia riguardo al numero sia riguardo al genere. Se il parlante vuole
aggiungere un’informazione più dettagliata, una delle alternative possibili è quella
di inserire inposizioneprenucleareunnome (/pronome tonico) rettoda
a
con la fun-
zione di complemento oggetto indiretto, riallacciandosi al clitico
ghe/gh
usato nel-
l’ambito del nucleo; cf., per es.,
a Zvaàn a’gh dèma^di sòld
“aGiovanni diamo dei
soldi/ [colloquiale] a Giovanni gli diamo dei soldi”;
a Zvaàn a’gh dì’v^di sòld?
“a
Giovanni datedei soldi/ [colloquiale] aGiovanni gli datedei soldi?”.Quando invece
si sceglie la doppia codificazione,ma si pone il gruppo
a
+nome (/pronome tonico)
alla fine della frase, questo funziona come elemento distaccato a destra; cf., per es.,
a’gh dì’v^di sòld, aZvaàn°?
“gli date dei soldi, aGiovanni?”.
I principi oraproposti nonvalgonoper le frasi con formedi imperativo, visto che
in esse tutti i segni (sia tonici sia atoni) con la funzione di complemento oggetto in-
diretto seguono il verbo. Il gruppo
a
+nome (/pronome tonico) collocatodopo il cli-
tico
ghe/gh
èperlopiùuncostituentedistaccatoadestra; cf., per es.,
dà’gh^al regaàl,
al putén°!
“dagli il regalo, al bambino!”.
§ 7b. Nelle frasi secondarie
§ 7b1. Nelle frasi con verbo finito
L’elementodi connessione tra ledue frasi puòessereun segno interrogativo (pro-
nomeoppurenome reggenteunaggettivo interrogativo) ounpronome relativousato
in funzionedi complementooggetto indiretto. Sia il segno interrogativo sia il pronome
relativooccupano la posizione iniziale nell’ambitodella frase secondaria: il primo è
preceduto dalla preposizione
a
,mentre questamanca per il secondo, la cui funzione
sintattica viene precisata con l’ausilio del pronome enclitico
ghe
collocato dopo il
cliticodel soggetto.Esempi:
a’n sò^miìgaachì at è^dè^’l lìbor
“non soachi hai dato
il libro”,
i’v dmàndona chì j àn^portè^al regaàl
“vi domandano a chi hannoportato
il regalo”,
dìi’m a cuànt^putén j àn^dè^al premi!
“dimmi a quanti bambini hanno
dato il premio!”,
at è^vìst^al ragaàs ch’a gh’ò^dè^’l lìbor
“hai visto il ragazzo al
quale ho dato il libro”,
a veén^al putén ch’i gh’an^portè^’l regaàl i noòstr’^amiìg
“arriva il bambino al quale i nostri amici hanno portato il regalo”.
Se le due frasi vengono connesse invece con una congiuzione subordinante, il
complemento oggetto indiretto viene disposto come nelle frasi principali assertive;
cf., per es.,
a sò ch’i’ghàn^scrìt^na lìtra
“so che gli/ le hanno scrittouna lettera”,
a
sò ch’ j àn^scrìt^na lìtra al putén
“so che hanno scritto una lettera al bambino”.
Analogamente a quanto visto sopra per la funzione sintattica di complemento
oggetto, si hanno particolari strutture interrogative che iniziano con un segno inter-
rogativo (pronome o un nome specificato da un aggettivo interrogativo) il quale di-
pende non dal verbo della prima frase, ma da quello della seconda e ha in
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