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essere sede della prominenza tonica; si pensi a opposizioni quali
Zvaàn l’à^vìst^lù
“Giovanni havisto lui”≈
Zvaànal l’à^vìst
oppure
j’àn^dè^aZvaànal regaàl
“hanno
consegnato aGiovanni il regalo” ≈
j’àn^dè^’l regaàl a Zvaàn
“hanno consegnato il
regalo aGiovanni”.
§ 6 a2. Laduplice codificazionedel complemento oggettodiretto
Le forme clitiche dei pronomi personali con la funzione di complementooggetto
diretto, segni atoni che non possono essere sede della prominenza tonica peculiare
dell’elemento saliente della frase, servono perlopiù a presentare una delle informa-
zioni condivise dellamedesima, utilizzate come punto di partenza per introdurre la
nuova informazione, che culmina con il rema. Mentre le forme di prima e seconda
persona rinviano adun contesto situazionaledella comunicazionedel tutto chiaro
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,
quelleanaforicheoquasi-anaforichedi terzapersona rimandanoad informazioni ex-
tratestuali chepossonoesseremenoevidenti rispettoaquelleveicolatepermezzodei
clitici di 1a e 2a persona. Quando il parlante ritiene che i clitici di 3a persona siano
troppo ambigui per comunicare un’informazione condivisa, unmezzo a sua disposi-
zione è quellodi fornire l’informazione necessaria aggiungendo inposizione prenu-
cleareunnome (/pronomedimostrativo) che si riallacciaal pronomepersonaleclitico
in funzione di complemento oggetto diretto: questo costituente prenucleare ha un
“peso semantico” indubbiamente maggiore di quello del generico pronome clitico
cui si ricollega, “declassato” al semplice ruolo di indicatore della funzione di com-
plementooggettonell’ambitodel nucleodella frase.E’questauna strategia sintattica
particolarmenteutilenel dialettoparmigiano, vistochenon si puòcollocareunnome
(non specificatodaunaggettivo interrogativo)ounpronomedimostrativo in funzione
di complementooggettodirettoprimadel verbo senzausare insiemeunpronomecli-
tico di 3a persona nellamedesima funzione cui esso si riallacci; il problema non si
pone invece per una lingua con i casi come il latino, dove la funzione sintattica di
complemento oggetto del segno tonico posto in posizione preverbale viene indicata
per mezzo del caso accusativo e, di conseguenza, non serve nessun indicatore ag-
giuntivo (così, per es., lat.
puerum vidi
=
al putén a l’ò vìst
).
Volendo procedere ad una definizione più precisa del fenomeno, si deve tener
contodella sua interazionecongli altri costituenti della fraseoltreal verbo, chevaria
a seconda del fatto che le frasi siano (a) assertive, (b) interrogative o (c) imperative.
(a) Frasi assertive
L’usodi unnomeopronomedimostrativocon la funzionedi complementooggetto
in posizione prenucleare non ha nessun impatto sulla restante struttura sintattica
quando il soggettoviene espressopermezzodel solopronome personale clitico; cf.,
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Il pronome personale tonico iniziale di frasi quali
i l’àn vìst
“lui l’hannovisto” non
integra in alcunmodo la semantica di quello atono con cui è coreferenziale, rivelandosi ab-
bastanza inutile dal punto di vista comunicativo. Per tale ragione è usato assai di rado.
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