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per es,
al putén a l’ò^vìst
“il bambino l’ho visto”,
al lavoór at al farè
“il lavoro lo
farai”,
al lìbor alla scrìva
“il libro lo scrive”,
la lìtra la la scrivarà
“la lettera la scri-
verà (lei)”,
i cómpit i ja fàn incó
“i compiti li fanno oggi”. Lo stesso si dica per le
frasi nellequali vieneaggiuntounpronomepersonale tonicopospostocon la funzione
di soggetto, cheospita laprominenza tonica, esprimendo il rema; cf., per es.,
al putén
a l’ò^vìst^mì
“il bambino l’hovisto io”,
al lavoór at al farè^tì
“il lavoro lo farai tu”,
al lìbor alla scrìva^lù
“il libro lo scrive lui”,
la lìtra la la scrivarà lè
“la lettera la
scriverà lei”.
Il nome o pronome dimostrativo con la funzione di complemento oggetto posto
dinanzi al verboha indubbiamenteun impattomaggiorequando il soggettoèunnome
o un pronome diverso da quelli personali: questo nome o pronome viene collocato
dopo il verbo
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, favorendo l’usodel clitico indistintodel soggetto
a
(/
ø
), che impone
per il verbo la scelta di una forma di 3a persona singolare. Tale uso è l’alternativa
normale quando il segno tonico con la funzione di soggetto è di numero singolare:
tenendo contodel genere enumerodel complementooggettoposto inposizionepre-
nucleare si sceglie
alla
(/
all’
) [<
a
+
al
],
a
+
la
(/
a
+
l’
) oppure
a
+
ja
(/
a
+
j
’); cf.,
per es.,
al puténall’à^vìst^unnoòstr’^amiìg
“il bambino l’havistounnostroamico”,
laMarìaa laportrà^inmàchinaal sefoór
“Maria l’accompagnerà inmacchina l’au-
tista”,
i putén a j’à^vìst^un noòstr’^amiìg
“i bambini li ha visti un nostro amico”.
Quando il soggettoèdi numeroplurale, èpreferibileusare invece
i
(/
j
) anziché il cli-
tico indistinto
a
, con laconseguenzache si sceglie
j+al
(
/i+ l
’),
i
+
la
(/
i
+
l’
)oppure
ja
(/
j
’) [<
i
+
ja
], formando frasi quali
Zvaàn j’al portràn
^
inmàchina^i sefoór
(/
Zvaàn
alla portrà^in màchina^i sefoór,
variante meno usuale) “Giovanni lo accompagne-
ranno inmacchina gli autisti”,
i studént japortràn^inmàchina^i sefoór
“gli studenti
li accompagneranno inmacchina gli autisti”; non sono tuttavia escluse frasi con il
clitico
a
quali, per es.,
laMarìa a la portrà^inmàchina i sefoór
“Maria l’accompa-
gneranno inmacchinagli autisti”. I principi ora enunciati nonvalgono sempre, visto
che la costruzione con
i
e forma di plurale del verbo va evitata quando le frasi po-
trebberoavereun sensodiversodaquelloche si vuoleesprimere; per esempio, inuna
frasequale
i studént j’ànportè^inmàchina^i sefoór
l’espressione
i studént
puòessere
interpretata soltanto come soggetto,mentre
i sefoór
come complementooggetto: per
costruire una frase nella quale
i studént
abbia la funzione di complemento oggetto,
l’unicaalternativapossibileè l’usodi
a
+
ja
con formaverbaledi singolare (
i studént
a j’à portè^inmàchina^i sefoór
).
Dal punto di vista semantico-comunicativo, la costruzione con un nome (/pro-
nome) con la funzione di complemento oggetto collocato in posizione prenucleare
equivale aquellapassiva. L’obliquodi agente (ovvero complementod’agente) viene
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Per poter collocare il soggetto nella sua posizione normale prima del verbo, basta in-
serire il complemento oggetto come elemento distaccato a sinistra prima del nucleo della
frase; cf., per es.,
Zvaàn°, i sefoór j al portaràn^inmàchina
“Giovanni, gli autisti lo accom-
pagneranno inmacchina”.
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1...,237,238,239,240,241,242,243,244,245,246 248,249,250,251,252,253,254,255,256,257,...329
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