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Al ruolo semantico di ORIGINE è associata poi la funzione sintattica di obliquo
quando
da
viene usata in dipendenza da verbi del tipo
riceévor
“ricevere”; cf., per
es.,
l’à^ricevù^i sòld daZvaàn
“ha ricevuto dei soldi daGiovanni”.
L’origine può essere eventualmente il punto di inizio di un intervallo temporale
che funge damodificatore del verbo:
al lavoórada setémbor
“lavora da settembre”.
Esprime inoltre la funzione di modificatore circostanziale di tempo, reggendo
nomi oaggettivi chedefinisconogli individui in relazioneallevarie fasi dellapropria
vita, come
putén
“bambino”,
ragaàs
“ragazzo”,
giòvon
“giovane”,
veéć
“vecchio”;
cf., per es.,
da ragaàs al coreèva^in biciclèta
“quando era ragazzo correva in bici-
cletta”,
j àn^faàt chìl^coòzi^chì da giòvon
“hanno fatto queste cose quando erano
giovani”.
Può reggere poi un pronome personale tonico esprimendo con esso unmodifica-
toreconcui si esclude l’eventualitàchealtri individui collaborinoconquelli denotati
dal soggetto o siano semplicemente compresenti; cf., per es.,
at farè^i cómpit da tì
“farai i compiti da solo”,
andrèma^a Bològna da nueètor
“andremo a Bologna da
soli”.
Talora introduceunparagone, funzionandocomevariantedi
cmé
“come”; cf., per
es.,
al stà^dapeèpa
“stadapapa” [stamoltobene], intercambiabilecon
al^stàcmé^’n
peèpa
.
E’ poi l’elemento costitutivo di due costruzioni che il parlante sente come idio-
matiche:
a)
aveéroghda
+ infinito [= it.
dovere
+ infinito], particolarmenteutileperchénel
dialetto parmigianomanca un singolo lessema equivalente a it.
dovere
; cf., per es.,
at gh’è^da partiìr dmàn
“devi partire domani”;
i’gh l’àn^da feèr
“devono farlo”;
b)
deèr da
+ infinito [= it.
fare
+ infinito], utilizzata in frasi come
im’àn^dè^da
cuziìr^lamànga
(
/feèr^un zachèt
) “mi hanno fatto cucire lamanica (/confezionare
una giacca)”. Va notato che
deèr da
ha una semantica differente nell’espressione
idiomatica
deèr^da feèr
(intransitivo) “creare dei problemi”, mentre usando la
forma riflessiva
deèro’s
si costruisce il sintagma
deèro’s^da feèr
“darsi da fare [=
ingegnarsi]”.
Aqueste costruzioni si può aggiungere
scapeèr da
+ infinito, che ha un equiva-
lente esatto in italiano; cf., per es.,
a’m scaàpa^da rìdor
“mi scappa da ridere”,
a’m
scaàpa^da piseèr
“mi scappa da pisciare”.
La preposizione è utilizzata pure in dipendenza dai nomi per connettere a questi
(a) una forma di infinito o (b) un altro nome. Nell’ambito (a) permette di segnalare
che l’azione denotata dal verbo è obbligatoria o, almeno, conveniente, come, per es.
nelle frasi
l’é^na coòza^da feèr
“è una cosa da fare [= che va fatta]”,
a’t dìg tùt^i la-
voór^da fniìr
“ti dico tutti i lavori da finire”,
l’é^na cà^da compreèr
“è una casa da
comperare [=chemeritadi esserecomperata]; nell’ambitodi una frasecome
al fa^na
vìtada’nmoriìr^meèj^pù
“faunavitadanonmorirepiù” [= faunabellavita] la strut-
tura con l’infinito esprime inoltre una consequenzialità (“fa una vita tale che non si
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