m.
vón,
f.
vùna
m.
eètor,
f.
eètra
m.
medézim
, f.
medézima
m.
socuànt,
f.
socuànti
m.
poòc
, f.
poòca
m.
tànt
, f.
tànta
m.
parèć,
f.
parècia
m.
troòp
, f.
troòpa
Il segno tonico con la funzione di soggetto è posposto al verbo perché esprime il
rema, cioè l’elementopiù informativodella frase, ospitandone laprominenza tonica;
se poi il rema è contrastivo, la sillaba accentata di tale segno viene pronunciata con
un’intonazione discendente.
Vistoche i pronomi indefiniti
nisón, gnénta
e
medèzim
esprimono sempre il rema,
si spiegaperché il dialettoparmigianone limiti l’usoallaposizionepostverbale, esclu-
dendo frasi quali
nisóna veén
“nessunoviene”,
gnéntaa’mpjeèz
“nientemi piace”,
imedézim i veénon^sémpor
; vannousate invece
a’nveén^nisón
(/
aveén^nisón
) “non
viene nessuno”,
a’m pjeèz^gnénta
“nonmi piace niente”
, a veén^sémpr’^i medézim
“arrivano sempre i medesimi” o, in alternativa, le frasi scisse
a’n gh’é^nisón ch’a
veén
“non c’ènessuno cheviene”,
a’ngh’é^gnénta ch’a’mpjeèz
“non c’èniente che
mi piace”,
j én
^
sémpr’^imedézimch’a veén.
Diversamente, le costruzioni con
cuel-
cdón
(f.
cuelcdùna
) e
cueél
posposti al verbo sono intercambiabili con quelle nelle
quali imedesimi segni sonocollocati primadel verbo, precedendo il clitico indistinto
di 3a persona
a
(/
ø
)
664
; cf., per es.,
a gnirà^cuelcdón
“verrà qualcuno” ≈
cuelcdón a
gnirà
“qualcunoverrà”,
a càmbja^cueél
“cambia qualcosa”≈
cueél a càmbja
“qual-
cosa cambia”. Quanto poi agli indefiniti
poòc
,
parèć
,
tànt, troòp
(forme di plurale),
il lorousopostverbale è condizionatodi normadaduevincoli: il verbodi cui sono il
soggettoè intransitivoenella frasecompare il clitico
ni
(/
nin
) “ne”, checollega l’am-
bitodellaquantificazioneadungrupponoto; cf., per es.:
aninveén^poòc
“nevengono
pochi”,
a ninmoóra^parèci
“nemuoiono parecchie”.
Nelle frasi converbo intransitivonellequali noncompaiono segni con la funzione
di obliquoo circostanziale, più spesso il nome (/pronome) posposto segue immedia-
tamente il verbo; cf., per es.,
a riìva’^n ragaàs
“arrivaun ragazzo”,
a riìva^di ragaàs
(/
dil ragaàsi
) “arrivanodei ragazzi (/delle ragazze)”,
a riìva socuànt^invidè
“arrivano
alcuni invitati”,
a riìva^vónconnagràn^màchina
“arrivaunoconun’automobilema-
gnifica”,
a riìva^vón ch’a conosì àn^vueètor
“arriva uno che conoscete anche voi”,
adeésa a pèrla^’l presidént
“ora parla il presidente”. Se in tali frasi viene aggiunto
dopo il verbo un segno tonico con la funzione di obliquo o circostanziale, la prepo-
sizione che lo regge esclude la possibilità che possa venire confuso con il soggetto,
664
Cf. la p. 211.
214