“vita dura”,
ésor^fortunè cmé^i càn^in ceéza
“essere fortunato come i cani in chiesa
[= essere molto sfortunato]”,
vreér^driseèr^il gàmbi aj càn
“voler raddrizzare le
gambe ai cani [= voler fare cose impossibili]”;
aveéro’gh^dil gaàti^da pleèr
“avere
difficoltà da superare”,
feèr^la gaàta^mòrta
“far finta di niente”,
ésor^zvèlt cmé i
gaàt^ed pjoómb
“essere veloce come i gatti di piombo [= esseremolto lento]”.
Nelle frasi
l’é^navaàca
(/
na zaàna
/
nacavaàla
)usate in riferimentoadunadonna,
vaàca
/
zaàna
/
cavaàla
hanno il significatometaforicodi “sgualdrina”, analogamente
al prestito dall’italiano
troója; creèva
significa invece “cocciuta, sudicia”. Quanto
poi a
gozén e nimeèl
, nella frase
l’é^n’gozén
(/
’n nimeèl
) “è unmaiale” hanno i si-
gnificatimetaforici di “personamolto sporca/ personavorace/ persona senzaprincipi
morali”, mentre in quella
al maàgna cmé^’n gozén
(/
’n nimeèl
) “mangia come un
maiale” evidenziano la sola voracità; significatimetaforici analoghi vanno attribuiti
al prestito dall’italiano
pòrc
“porco”.
Altri significati metaforici e usi idiomatici dei lessemi sopra elencati:
voóza^da
toòr
“vocione”
, aveèr’gh^un coór^da cunì
“esserepauroso”,
ésor^na vólpa
(
/un vol-
pón
) “essereunapersona astuta”,
ésr’^unmartoreél
“essereunapersonamaldestra”,
aveér^la peégra^adoòs
“essere svogliato”,
mètr’^al caàr^davànti^aj bò
“mettere il
carrodavanti ai buoi [=non fare le cosenell’ordinedovuto],
n’ésor^né^bòné^vaàca
“non essere né bue né vacca [=non essere né carne né pesce]”,
n’ésor^né^pè né^ca-
vaàl
“non essere né piede né cavallo [= essere senz’arte né parte]”,
crèdor che
j’eèzn’^i voólon
“credere che gli asini volino [= credere alle cose inverosimili]”,
ésr’^indrè cmé^la còva^dal gozén
“avere una mentalità molto arretrata”,
chì^eèzon^naàsa, eèson^moóra
“chi sciocco nasce, scioccomuore”.
Sulla superficie terrestre simuovonoaltri animali oltreaimammiferi, per es.,
reétil
“rettili” e
anfìbi
“anfibi”. Ci limiteremo qui a ricordarne alcuni tipici del Parmense:
arzinteéla
“lucertola”/
arzintlón
“ramarro”,
bìsa
“biscia”,
orbsén
“orbettino”,
vìpra
715
“vipera”,
raàna
“rana”,
raneéla
“raganella”,
roòsp
“rospo”; nel dizionario diMala-
spina si menziona anche il termine
bìsa^scudleèra
“biscia con la scodella” [= tarta-
ruga], utilizzato oggi assai di rado in quanto si preferisce l’italianismo
tartaruùga
.
§ 1c. I pesci
(
pès
)
Hannoun corpo che è posizionatodiversamente rispetto a quellodeimammiferi,
in quanto le due estremità (
teésta
e
còva
) si trovano ad unamedesima altezza, ed è
dotato di pinne (
eèli
) anziché di arti come gli animali; a ciò si aggiunga che quelli
prototipici respirano permezzo delle branche (
baviìzi
) anziché della bocca.
Il lessema usato per denotare la categoria dei pesci (
pès
) ha pure l’importante si-
gnificatometaforicodi “persona stupida, facilmente influenzabile”, comeper es., nella
frase
Zvaàn l’é^’npès
“Giovanni èunpesce”; figura inoltre inevidenti calchi dall’ita-
lianoquali
a lìsca^’dpès
“a lisca di pesce”,
sàn cmé^’npès
“sano come unpesce”.
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Come in italiano, questo lessema ha il significatometaforico di “persona subdola”.
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