della terra!” ≈
pòrto’m^deéz^badileèdi^’d teéra
“portami dieci badilate di terra”,
aj
ò^comprè^dal cimént
“ho comperatodel cemento”≈
aj ò^comprè^dù^saàc^ed cimént
“ho comperatodue sacchi di cemento”,
l’à^portè^dal buteér
“ha portatodel burro”≈
l’à^portè dù^chiìlo
(/
pàn
)^
ed buteér
“ha portato due chili (/pani) di burro”,
portìi’s
dl’òoli!
“portateci dell’olio!” ≈
portìi’s na botìlja^d’òoli!
“portateci una bottiglia
d’olio!”; quanto al formaggiograna poi, il dialettoparmigianodispone non solodella
parola
formaàj
“formaggio”, ma anche del derivato
formaàja
“forma di formaggio”,
chepuòesserequantificatosenzaproblemi.Certo, èpossibileusareanche frasidel tipo
pòrto’m^la téera!
“portami la terra!”,
ajò^comprè^’l cimént
“hocomperato il cemento”,
l’à^portè^’l buteér
“haportato il burro”,
portìi’s l’òoli!
“portateci l’olio!”,maacondi-
zione che si faccia riferimento ad una quantità dimateria nota sulla base del contesto
comunicativo, considerandolanella sua totalità.
L’uomoutilizzadiverse sostanzeorganicheed i loroderivati per preparare i propri
cibi. Ci si limiterà qui a ricordare alcuni piatti che sono emblematici delle tradizioni
culinarie parmigiane:
anolén
“cappelletti”,
tajadeéli
“tagliatelle”,
torteél^d’arbèta
“tortelli d’erbetta”,
torteél^ed sùca
“tortelli di zucca”,
stracoòt
“stracotto”,
buzeéca
“trippa”,
codghén
“cotechino”,
tòrta^frìta
“torta fritta” (i cui ingredienti principali
sono
faréⁿna
e
doleég
“strutto”),
cavaàl^pìst
(o semplicemente
pìst
) “macinatodi ca-
vallo”; adessi si accompagna il
lambrùsc
“lambrusco”, vino tipicodellenostrezone.
Per illustrare lamutabilitàdel lessico, si aggiungerannoduenomi, denotanti entrambi
unprodottodi pasticceria denominabile “cornetto/ paninodolce”, che oggi nonven-
gono più usati:
ciprén
e
chìfor.
Con le sostanzeminerali, quelle organiche e i loro derivati vengono costruiti gli
utensili, strumenti emacchineusati dall’uomonella suavitaquotidiana; sonodenotati
permezzodei nomi di strumento, chehanno lapeculiaritàdi esserenumerabili e rea-
lizzano inmaniera prototipica il ruolo semantico di strumento. Se ne fornisce qui
un’esemplificazione includendo anche i nomi che denotano imezzi di trasporto
720
.
Diversi sono inusoda tempo, come, per es.
bilén
“giocattolo”,
pèna
“penna”,
laà-
pis
“matita”,
temperén
“temperino”,
pneél
“pennello”,
boraàs
“asciugapiatti”,
salvjèta
“asciugamani”,
strigón
/
péton
“pettine”,
fòrbza
“forbici”,
gòcia
“ago”,
dideèl
“ditale”,
feér^da stireèr
“ferro da stiro”,
mojèta
“molletta, molla”,
cabarè
“vassoio”,
biceér
“bicchiere”,
botìlja
“bottiglia,
fjaàsc
“fiasco”
721
,
lorèt
“imbuto”,
pjaàt
(/
tónd
) “piatto”,
tondéⁿna
“piatto fondo”,
scudeéla
“scodella”,
cuceèr
“cucchiaio”,
cuciarén
“cuc-
chiaino”,
forséⁿna
“forchetta”,
corteél
“coltello”,
cortléⁿna
“coltellina”,
lansèta
“stli-
720
Talimezzi sonocaratterizzati perlopiùdallapeculiaritàdistintivache l’uomodeve salire
sui medesimi per potersene servire, divenendo un oggetto che si posiziona rispetto ad essi;
ciò spiega doppioni del tipo
andeèr con lamàchina
≈
andeèr^inmachina
).
721
Le bottiglie e i fiaschi vengono chiusi con un
turaàs/ stopaàj
“tappo”.
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