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bale corrispondente, eventualmente aggiungendo una forma pronominale clitica per
esprimere il complementooggettodirettoo (seviene scelta la costruzionepassiva) il
soggetto; cf., per es.,
l’à^dè^’l parmeés
^
edpartiìr
“ha dato il permessodi partire”≈
l’à^parmìs ed partiìr
“ha permesso di partire”,
a speét^al parmeés
“aspetto il per-
messo” ≈
a speét ch’i m’al parmèton
“attendo cheme lo permettano” ≈
a spet ch’al
me veéna^parmìs
“aspetto chemi venga permesso”.
§ 3d. Le reificazioni
Tra i “nomi d’azione” di generemaschile formati senza aggiungere suffissi al ra-
dicaledel verbo rientranodiversi altri lessemi oltre a
parmeés
e
órdin;
oltre alla reifi-
cazione di un’azione, essi possono eventualmente denotare anche il risultato della
medesima, cheper taluni, come
zbordaàć
“cosamalriuscita” (≈
zbordaceèr
“fare i la-
vorimale”), diventa addirittura la funzione semantica esclusiva. Ecco alcuni esempi:
lavoór
“lavoro” (≈
lavoreèr
“lavorare”),
aboòs
“abbozzo” (≈
aboseèr
“abbozzare”),
abuùz
“abuso” (≈
abuzeèr
“abusare”),
ajuùt
“aiuto” (≈
juteèr
“aiutare”),
apoòǵ
“ap-
poggio” (≈
apogeèr
“appoggiare”, italianismo, cui viene preferito
pontaleèr
),
aviìz
“avviso” (≈
avizeèr
“avvisare”),
badać
“sbadiglio” (≈
badaceèr
“sbadigliare”),
baàj
“abbaio” (≈
bajeèr
“abbaiare”),
baàl
“ballo” (≈
baleèr
“ballare”),
beèz
“bacio” (≈
ba-
zeèr
“baciare”),
bòf
“soffio” (≈
bofeèr
“soffiare”),
dzón
“digiuno” (≈
dzuneèr
“digiu-
nare”); sono invece rare lecoppiedel tipo
abòrt
“aborto” (≈
abortiìr
“abortire”), nella
quali il nome si rapporta adunverbodella 3a classe del gruppoA. Nei casi oramen-
zionati non è possibile stabilire sulla sola base semantica
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se il lessema verbale sia
derivatodaquellonominaleo siapiuttostovero il contrario.Quando si prende invece
comepuntodi partenza lamorfologia, l’interpretazione èuna sola: il lessemaverbale
è derivatoda quellonominale con l’aggiunta di un suffisso, che è perlopiù -
-.
Coppiedel tipo
rispoòsta
“risposta” (≈
rispóndor
“rispondor”), incui il verboap-
partiene al gruppoB, sono abbastanza rare; un esempio potrebbe essere
ateéza
“at-
tesa” (≈
aténdor
“attendere”). E’ senz’altro più frequente il modello di
dmànda
“domanda” (≈
dmandeèr
“domandare”), riguardoal quale la solamorfologianonper-
mette di stabilire inmaniera univoca se il lessema verbale sia derivatoda quellono-
minale o sia piuttosto vero il contrario. Tale modello può essere esemplificato con
coppie quali
angarìa
“angheria” (≈
angarjeèr
“angariare”),
bjastùma
“bestemmia”
(≈
bjastumeèr
“bestemmiare”),
preghjeéra
“preghiera” (≈
pregheèr
“pregare”),
boòta
“botta” (≈
boteèr
“colpire”),
arvéⁿna
“rovina” (≈
ruvineèr
“rovinare”),
dédica
“de-
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Unavalutazione subase semanticaè indubbiamentemenoproblematicaquandoun les-
semanominalecondettepeculiaritàmorfologichedenotaunoggettoanzichéuna reificazione,
come, per es., nelle coppie
arbùt
“germoglio” (≈
arbuteèr
“germogliare”),
adoòb
“addobbo”
(≈
adobeèr“
addobbare”),
bòrd
“bordo” (≈
bordeèr
“bordare”),
bastòn
“bastone” (≈
bastoneèr
“bastonare”),
bèc
“becco” (≈
becheèr
“beccare”),
braàs
“braccio” (≈
braseèr
“abbracciare”),
bacioòc
“battaglio” (≈
baciocheèr
“suonare con il battaglio”),
vlén
“veleno” (≈
vlineèr
“av-
velenare”): il lessema verbale è derivato da quello nominale.
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